Il Campobasso Calcio anni cinquanta e sessanta.
La carbonella del Vecchio Romagnoli, il pallone Super Duplo T, la polvere, il sudore, la grinta: è il Campobasso anni ’50 e ’60.
LUPUS IN FABULA. La rubrica dedicata al passato prossimo e remoto del Lupo! Il Centenario è sempre più vicino: ripercorriamo insieme alcune tappe della storia del Campobasso Calcio.
Generazione di fenomeni, questo è ciò che il pensiero elabora quando ci si trova difronte a questa istantanea.
Era il Campobasso che giocava sulla carbonella del vecchio Romagnoli, quel Campobasso che viene spesso raccontato quando si parla di grinta e coraggio, di storia e appartenenza.
Le chiamano ‘bandiere’, gli uomini che ad una squadra, ad una città, ad un intero popolo sportivo, hanno dedicato tutta la propria vita e, in questa foto sbiadita dal tempo, di bandiere ne troviamo tante.
In quegli anni, dove la città si popolava di fiat 500 e in radio si ascoltava Elvis Presley, il capitano rossoblù si chiamava Nicola Bellomo. Su quel campo nero carbone, alle porte della città, Bellomo giocò ben 228 gare con la maglietta dei Lupi, un pilastro del calcio cittadino. Non da meno è stato Mario Ruzzi giocatore simbolo di quegli anni con oltre 280 partite giocate con i nostri colori sul petto. Una fotografia e la storia che corre. Negli undici immortalati in posa anche Gino Scasserra, anche per lui si contano oltre 200 partite con la nostra squadra. Scasserra continuerà a scrivere la storia del nostro club anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo. Ma su quest’altra storia ci ritorneremo. Di fianco a Scassera Nando Maggiani, nostro difensore per 10 anni consecutivi. Leale e gentile, sempre a servizio della squadra, in prima linea in tutte le battaglie.
Chi sa se in quel momento, di fronte a quella macchina fotografica, questi undici uomini pensavano di restare per sempre nella storia della nostra città. Forse no, probabilmente erano già concentrati verso l’avversario di turno, verso una partita da vincere, una delle tante, una di quelle che nei racconti riprende vita. Giocatori come Maggiani, Scasserra, Ruzzi, Bellomo il tempo ce li ha portati via, ma proprio come le bandiere i loro nomi sventolano ancora in alto nel cielo rossoblu, per ricordare a tutti che il Campobasso è stato, e sarà ancora, una ragione di vita.
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