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piazza campobasso illustrazione

Lupus in Fabula: storie e aneddoti dei ragazzi che diedero vita al Campobasso Calcio

Il campo di grano, il fuciliere e un sigaro in cambio del pallone

Lupus in Fabula è la rubrica dedicata al passato prossimo e remoto del Lupo! Nell’anno del centenario rossoblù ripercorriamo insieme alcune tappe della storia del Campobasso Calcio, attraverso la voce e i ricordi dei suoi protagonisti.

diario ricciardi campobasso calcio

Un diario, scritto a mano, che racconta nel dettaglio i momenti più genuini e significativi di quel gruppo di giovani che nella nostra città iniziò per la prima volta a calciare un pallone. Erano i ragazzi dell’Unione Sportiva Campobasso, quei ragazzi che, intorno al 1919, scorrazzavano lungo viale Elena, con il campo di terra, pieno di sassi e per di più in salita.

Un altro piccolo estratto del diario di Guido Ricciardi intitolato: ‘Ricordi sportivi della mia infanzia’. Qui il primo episodio sulla fondazione del Campobasso Calcio.

“Era frequente il caso che nella foga del gioco il pallone sconfinasse oltre le strade. Il campo era completamente aperto come detto innanzi, quindi se sconfinava dalla parte di via Petrella, veniva subito restituito da qualche passante, o da qualche ragazzo che stava lì ad aspettare l’occasione di dare anche lui qualche calcio. Se sconfinava oltre Viale Elena, allora erano dolori. Il contadino, proprietario del campo di grano, faceva buona guardia affinché il suo grano non venisse calpestato per la ripresa del pallone. In questo caso ce lo restituiva con tante offese un po’ pesanti, non potevamo reagire in quanto il danno arrecato al grano era evidente. Questo contadino, un uomo secco e alto, allora noto col soprannome di ‘fuciliere’, era da tutti ritenuto cattivo. Nel giocare, il pallone continuò a invadere il campo. Il contadino si spazientì, per la continua invasione del campo, e allora si divertiva a colpirlo con la falce, rendendolo inservibile. Questo avvenne due o tre volte, pure stando attenti mentre si giocava, evitando di inviarlo da quella parte. Dopo queste perdite, che incidevano sensibilmente sulle nostre economie, cominciavamo a guardarci in faccia. In questo modo colpiva le nostre economie, le nostre risorse, e fummo costretti a sospendere un po’ di giocare. Eravamo arrabbiatissimi e risentiti contro questo contadino.

Di tutto questo se ne accorse la portiera dei Signori Baranello, la quale chiese la ragione perché non giocavamo. In un certo qual modo, dal suo posto di guardia, aveva perso anche lei lo spettacolo del nostro gioco. Appena seppe come erano andate le cose si scagliò contro questo contadino con tutti gli improperi e parolacce irripetibili. La portiera stessa ci suggerì di offrire al contadino del tabacco da fumare, perché sapeva che era un accanito fumatore. Eseguimmo alla lettera questo suo suggerimento. Comprammo sigari toscani e trinciato. Tornammo a giocare con un pallone nuovo e al primo sconfinamento del pallone in mezzo al grano ci presentammo subito con un sigaro in mano tenendolo ben in evidenza, prima che il pallone facesse la fine degli altri. Il nostro contadino ‘fuciliere’, questo era il soprannome che da anni gli avevamo “appiccicato,” a vedere il sigaro, gli brillarono gli occhi e velocemente ce lo strappò di mano e lo annusò, facendolo scorrere due o tre volte sotto il naso. Poi raccolse da terra il pallone e ce lo restituì con tanti ringraziamenti. Da allora, tutte le volte che il pallone invadeva il campo, subito ci presentavamo col sigaro in mano per farci restituire il pallone.

La pace era fatta: potemmo continuare a giocare senza preoccupazioni”.

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